Il 23 giugno a Rossosch (Russia) è stata distrutta la stele eretta nel luogo di sepoltura di alcuni alpini, caduti durante l’avanzata verso il fronte, nella Seconda guerra mondiale. La notizia (senza foto del monumento danneggiato) è apparsa su un sito russo. La stele, sul cui basamento è riprodotta in marmo l’immagine cartografica dell’Italia, era stata costruita dall’Associazione Nazionale Alpini in accordo con il Ministero della Difesa.
Le autorità del luogo sono state informate e hanno avviato un controllo preliminare che richiederà una decina di giorni per valutare se avviare il procedimento nei confronti di ignoti, anche se lo stesso autore dell’articolo ironizza sul fatto che la polizia sia nelle possibilità di assicurare alla giustizia i responsabili dell’atto vandalico.
Si tratta del terzo caso di profanazione di un manufatto costruito dagli alpini. A inizio aprile era stato abbattuto, sempre a Rossosch, il monumento dove si trovavano, stilizzati e sovrapposti, un cappello alpino e la stella simbolo dell’Armata russa, mentre la targa sotto di essi ricordava, in uno spirito di riconciliazione, “da un tragico passato un presente di amicizia per un futuro di fraterna collaborazione”. E quello che rimaneva del cippo era stato imbrattato con l’ormai nota “Z” bianca. Pochi giorni dopo era toccato al “Ponte dell’Amicizia”, costruito dall’Ana nel 2018 a Nikolajewka, ad essere deturpato con la vernice, mentre erano stati cancellati dalla vista, coprendoli con dei cartoni, i cappelli e le penne raffigurati sulle sponde del ponte.
Amareggiato per questo ennesimo sfregio il Presidente dell’Ana Sebastiano Favero ha ricordato che «gli alpini durante la Seconda guerra mondiale hanno combattuto in Russia ma nei decenni successivi hanno imbracciato unicamente badili e martelli per costruire l’Asilo Sorriso, una scuola materna per 180 bambini che è stata donata alla città, così come il Ponte di Nikolajewka, in segno di fratellanza e riconciliazione con la popolazione di quelle terre».